il Generale Taddeo ORLANDO e l'Arma dei Carabinieri
STORIA > DOPOGUERRA
IL GENERALE TADDEO ORLANDO:
nato a Gaeta (Latina) nel 1885
Al termine di una carriera straordinaria
fu promosso sul campo, in Africa,
Generale di Corpo d’Armata
da Vittorio Emanuele III, re d’Italia.
Ministro della Guerra negli anni 1943-44,
nel Secondo Governo di Pietro Badoglio
Comandante Generale dell’Arma dei
Carabinieri Reali dal 1944 al 1945.
Fu un’anima nobile e generosa.
Un soldato valoroso e un eroe in battaglia.
Benemerito nella riorganizzazione
dell’Esercito italiano e dell’Arma dei
Carabinieri Reali; ma alla fine
boicottato e calunniato ingiustamente.
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Ministro della GuerraDurata mandato11 febbraio 1944 –
8 giugno 1944Capo del governoPietro BadoglioPredecessoreAntonio SoriceSuccessoreAlessandro CasatiTaddeo Orlando
8 giugno 1944Capo del governoPietro BadoglioPredecessoreAntonio SoriceSuccessoreAlessandro CasatiTaddeo Orlando
Taddeo Orlando23 giugno 1885 – 1 settembre 1950Nato aGaetaMorto aRomaDati militariPaese servito ItaliaForza armataRegio EsercitoCorpoArtiglieriaGradoGenerale di corpo d'armataGuerreGuerra italo-turca
Prima guerra mondiale
Guerra d'Etiopia
Seconda guerra mondialeCampagneInvasione della Jugoslavia
Fronte jugoslavo
Campagna di TunisiaBattaglieBattaglia di MédenineComandante di21ª Divisione fanteria "Granatieri di Sardegna"
XXXI Corpo d'armata
XX Corpo d'armataDecorazionivedi quiStudi militariAccademia Militare di Artiglieria e Genio di Torino.Pubblicazionivedi quiAltre caricheMinistrovoci di militari presenti su WikipediaManuale
Prima guerra mondiale
Guerra d'Etiopia
Seconda guerra mondialeCampagneInvasione della Jugoslavia
Fronte jugoslavo
Campagna di TunisiaBattaglieBattaglia di MédenineComandante di21ª Divisione fanteria "Granatieri di Sardegna"
XXXI Corpo d'armata
XX Corpo d'armataDecorazionivedi quiStudi militariAccademia Militare di Artiglieria e Genio di Torino.Pubblicazionivedi quiAltre caricheMinistrovoci di militari presenti su WikipediaManuale
Taddeo Orlando (Gaeta, 23 giugno 1885 – Roma, 1º settembre 1950) è stato un generale e politico italiano. Dopo aver partecipato alla guerra italo-turca e alla prima guerra mondiale, nel corso delle quali fu insignito di una Medaglia d'argento e due di bronzo al valor militare, durante la seconda guerra mondiale fu comandante della 21ª Divisione fanteria "Granatieri di Sardegna", e poi del XXXI Corpo d'armata e del XX Corpo d'armata. Caduto prigioniero di guerra in Tunisia nel maggio 1943, fu rimpatriato dopo la firma dell'armistizio dell'8 settembre successivo.
Ricoprì l'incarico di sottosegretario e poi di ministro della guerra nel governi Badoglio I e II, e successivamente quello di Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri.
Biografia
Nacque a Gaeta il 23 giugno 1885, frequentò il Collegio militare della Nunziatella di Napoli[1] e quindi l'Accademia Militare di artiglieria e genio di Torino. Nominato sottotenente nel 1906 e promosso tenente nel 1908, e prende parte alla guerra italo-turca (1911-1912) dove si distingue venendo decorato con una Medaglia di bronzo al valor militare.[2] Frequentò poi la Scuola di guerra dell'esercito dal 1912 al 1914 e in seguito partecipò alla prima guerra mondiale prestando servizio in una batteria di artiglieria d'armata, e poi servizio di Stato maggiore presso comandi di alto livello. Promosso tenente colonnello nell'ottobre del 1918, al termine del conflitto risultava decorato con una Medaglia d'argento e una seconda Medaglia di bronzo al valor militare. Nel 1919 venne trasferito presso lo Stato maggiore del Regio Esercito dove ricoprì anche le funzioni di direttore capo divisione.
Taddeo Orlando e Mario Robotti
Promosso colonnello il 20 novembre 1930, nel corso del 1936 fu destinato ad operare in Tripolitania, dove ricoprì l'incarico di comandante dell'artiglieria della zona. Promosso generale di brigata il 1º luglio 1937 prestò servizio presso il Ministero dell'Africa Italiana, assumendo il comandò l'artiglieria del XX Corpo d'armata di stanza in Libia nel settembre dello stesso anno. Tra il giugno 1938 e il novembre 1939 fu Capo di stato maggiore della 3ª Armata, e poi Sottocapo di stato maggiore per le operazioni presso lo Stato maggiore del Regio Esercito. Promosso generale di divisione il 1º gennaio dell'anno seguente assunse l'incarico di comandante della 21ª Divisione fanteria "Granatieri di Sardegna",[3].
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale prese parte all'campagna di Jugoslavia, e si distinse successivamente in Slovenia nella repressione dell'attività partigiana sul Fronte jugoslavo. Rimase al comando della divisione, fino al 13 novembre 1942 quando divenne comandante del XXXI Corpo d'armata.
Taddeo Orlando, Emilio Grazioli, Mario Robotti durante un corteo a Lubiana
Nel febbraio 1943 fu inviato in Tunisia per assumere il comando del XX Corpo d'armata, operante in seno alla 1ª Armata del generale Giovanni Messe, venendo promosso generale di corpo d'armata,[4] l'8 aprile 1943. Catturato dagli inglesi[5] nel maggio dello stesso anno, dopo la resa delle forze dell'Asse in Africa settentrionale, fu trasferito in Inghilterra come prigioniero di guerra.[6]Rimpatriato in Italia nel novembre successivo perché aveva aderito al Regno del Sud, il giorno sedici dello stesso mese fu nominato Sottosegretario di stato al Ministero della guerra nel primo Governo Badoglio, carica che ricoprì fino al 12 febbraio 1944, quando fu nominato Ministro della guerra,[7] incarico che ricoprì senza interruzioni anche nel secondo gabinetto Badoglio, fino al 18 giugno 1944. Caduto l'esecutivo, nel mese di luglio del 1944 assunse la prestigiosa carica di Comandante generale dell'Arma dei carabinieri.
Lasciò tale incarico il 6 marzo 1945 in seguito alla polemiche sorte per la fuga del generale Mario Roatta, già suo comandante di armata in Slovenia nel 1942, e per la richiesta presentata dal governo jugoslavo per la sua estradizione in relazione a presunti crimini di guerra da lui compiuti in Slovenia.[5]
In seguito ricoprì la carica di Segretario generale del Ministero della Difesa.
Nelle sue memorie, pubblicate a Roma nel 1946 col titolo di Vittoria di un popolo dall'editrice Corso, non vi è traccia del suo ruolo nella guerra di repressione alla resistenza jugoslava (non a caso la narrazione comincia nell'autunno 1942quando, tornato dalla Slovenia, comandava il XXXI Corpo d'armata in Calabria); dopodiché racconta le sue vicende in Tunisia, in prigionia in Gran Bretagna e quindi di nuovo in Italia, nella ricostruzione dell'esercito italiano.